Conto Termico: GSE, un interlocutore inesistente

Soprattutto per la difficoltà di comunicare con il GSE, le attività di consulenza iper il conto termico stanno diventando sempre più dispendiose e frustranti. L’impegno che il consulente deve dedicare alla gestione delle domande di incentivo spesso è più di quanto preventivato. Ne conseguono esperienze molto negative per il consulente stesso e per il suo cliente.

Il problema maggiore, già esistente dalla istituzione di questi incentivi e diventato sempre più critico, è la mancanza di canali comunicativi efficaci tra il GSE e i consulenti. Questa consentirebbe di ottenere chiarimenti circa:

  • l’ammissibilità di interventi che presentano particolarità non contemplate nelle regole;
  • le richieste di integrazione documentale delle domande quando queste sono descritte in modo incomprensibile o approssimativo o dal contenuto tecnicamente infondato;
  • il motivo dei ritardi nei tempi di valutazione di alcune pratiche (si intende quando i tempi superano di mesi i 60 giorni previsti, si stima che siano circa il 15% – 20%).

La prassi attuale di GSE è:

  • tempi di risposta imprevedibili, ammesso che vi sia mai risposta, ai quesiti normativi o tecnici posti via mail;
  • nessun contatto diretto possibile con chi ha redatto la richiesta di integrazione ovvero con chi è capace di fornire spiegazioni tecniche al riguardo;
  • nessuna risposta ai solleciti circa i ritardi nei tempi di valutazione (significativa è la sparizione dal contatore Conto Termico delle statistiche sui tempi di valutazione);
  • sostanziale aggiramento della norma relativa al responsabile di procedimento (attualmente risulta responsabile per tutte le pratiche Conto Termico Vinicio Mosè Vigilante, direttore tra l’altro della Divisione Incentivi e dirigente apicale di GSE; i messaggi inviati alla sua attenzione non ottengono mai risposta).

Leggi Conto Termico sempre al palo: disservizi e semplificazione zero

Non è possibile conoscere se il perdurare dei suddetti comportamenti e l’intensificarsi in questi mesi di richieste di integrazione, talvolta incomprensibili o tecnicamente opinabili, siano un caso o abbiano una finalità.

Un cliente, cautelativamente reso informato di ciò, non è certo stimolato ad affrontare un iter che può rivelarsi, nonostante la competenza e l’esperienza del consulente, incerto nell’esito, nei tempi e nei costi.

Leggi anche GSE: nuova guida su interventi incentivabili con il Conto Termico

Conto termico, GSE: cosa servirebbe?

Considerata la condotta sopra descritta dell’ente, sarebbe auspicabile che tutti coloro che ritengono Conto Termico uno strumento utile allo sviluppo del paese sollecitassero il GSE a modificare il suo modo di operare. Sarebbe per esempio estremamente utile un supporto dedicato ai tecnici qualificati (per es. ai tecnici appartenenti ad ordini o collegi professionali o ad associazioni di settore), del tipo:

  • un contatto a cui sottoporre quesiti, solleciti, domande sulle richieste di integrazione che fornisca risposte esaurienti, non interlocutorie, in tempi brevi e certi;
  • l’accesso ad una sezione del call center dove rispondano addetti competenti tecnicamente.

Sarebbe poi eccezionale, ma non se GSE avesse l’ambizione di voler dimostrare una normale attitudine al servizio, se spontaneamente si informassero gli utenti, casomai scusandosi, sullo stato delle domande che superano i 60 giorni.

Conclusioni

Non si sa se Conto Termico avrà mai il successo che dal 2012 si spera e se accadrà mai che i fondi annualmente stanziati siano interamente utilizzati. A valutare dai suddetti segnali pare che questo successo non sia neanche gradito.

GSE si è dedicata a promuovere Conto Termico 2.0 partecipando a eventi ed organizzandone. Bene. Ha trascurato però che la migliore e più capillare promozione sarebbe quella che i consulenti potrebbero svolgere verso gli utenti, loro clienti. Difficile immaginare che questa avvenga se GSE non deciderà di trasformare il muro comunicativo esistente con essi in un canale di pronto, efficace e collaborativo supporto.

Articolo Conto Termico: GSE, un interlocutore inesistente di Ediltecnico.

Source: Ediltecnico.it

Come modellare correttamente gli impianti termici?

Grazie all’esperienza maturata in anni di partecipazione a gruppi di lavoro normativi, Blumatica rappresenta un valido riferimento per la progettazione e la formazione dei tecnici nel settore dell’efficienza energetica. La normativa in materia di energia e ambiente è sempre in continua evoluzione e sta innovando profondamente le modalità costruttive degli edifici e degli impianti di climatizzazione.

In particolare, le maggiori difficoltà riscontrate dai tecnici riguardano gli aspetti impiantistici, il più delle volte a causa di una non perfetta corrispondenza tra gli schemi funzionali previsti dalla normativa e quelli reali degli impianti. Risulta pertanto indispensabile diventare padroni in tempi stretti delle nuove procedure di calcolo introdotte dalle norme tecniche (UNI/TS 11300) e delle regole di modellazione nel software di calcolo per evitare errori o risultati non coerenti con il comportamento reale dell’edificio.

Di seguito, i concetti più importanti delle UNI/TS 11300 e alcuni esempi di schemi impiantistici modellati con il software Blumatica Energy.

Impianti termici, definizioni importanti

Definizione 1. Zona termica: parte dell’ambiente climatizzato mantenuto a temperatura (ed eventualmente umidità) uniforme attraverso lo stesso impianto di climatizzazione. In linea generale ogni porzione di edificio, climatizzata ad una determinata temperatura con identiche modalità di regolazione, costituisce una zona termica. La zonizzazione non è richiesta se si verificano contemporaneamente le seguenti condizioni:

  1. Le temperature interne di regolazione per il riscaldamento differiscono di non oltre 4 K
  2. Gli ambienti non sono raffrescati o comunque le temperature interne di regolazione per il raffrescamento differiscono di non oltre 4 K
  3. Gli ambienti sono serviti dallo stesso impianto di climatizzazione
  4. Se vi è un impianto di ventilazione meccanica, almeno l’80% dell’area climatizzata è servita dallo stesso impianto di ventilazione con tassi di ventilazione nei diversi ambienti che non differiscono di un fattore maggiore di 4
  5. Se vi è il controllo dell’umidità, le umidità relative interne di regolazione differiscono di non oltre 20 punti percentuali.

È possibile che la zonizzazione relativa al riscaldamento differisca da quella relativa al raffrescamento.

Esempio 1: villetta due piani con radiatori

 

Terminali Emissione:radiatori
Riscaldamento Piano 1: termocamino
Riscaldamento Piano 2: caldaia
Raffrescamento: assente

2 ZONE TERMICHE
Zona 1 Piano 1  
Zona 2 Piano 2  

 


Esempio 2 – Villetta due piani con radiatori e split di raffrescamento

 

Terminali Emissione:radiatori
Riscaldamento Piano 1: termocamino
Riscaldamento Piano 2: caldaia
Raffrescamento: Soggiorno Piano 1

3 ZONE TERMICHE
Zona 1 Piano 1  
Zona 2 Piano 1  
  Zona 3 Piano 2  

 


Definizione 2. Priorità generatori: nel caso di sistemi che comprendono produzione di energia termica utile da energie rinnovabili e da altri sottosistemi di generazione (pompe di calore, cogenerazione, combustione a fiamma con vettori energetici non rinnovabili), la ripartizione del carico tra i generatori deve essere effettuata secondo un ordine di priorità definito nel progetto, in modo da ottimizzare il fabbisogno di energia primaria tenendo conto dei vettori energetici, dei rendimenti e delle condizioni dei singoli generatori.

In mancanza di condizioni specificate nel progetto, nel prospetto 6 della UNI/TS 11300-4 è indicato come devono essere valutate le priorità per la produzione di energia termica utile per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria ai fini del calcolo.

Prioritàa) Sottosistema di generazione Produzione di energia
1 Solare termico Termica
2 Cogenerazione Elettrica e termica cogenerata
3 Combustione di biomasse Termica
4 Pompe di calore Termica o frigorifera
5 Generatore di calore a combustili fossili Termica
a)  Qualora il sistema preveda l’utilizzo di energia termica da rete (teleriscaldamento) e di energia solare, a quest’ultima viene assegnata priorità 1

 

In Blumatica Energy, la gestione della priorità dei generatori avviene seguendo 2 regole semplicissime:

  • All’interno di una stessa centrale termica, la priorità tra i generatori segue il prospetto 6 della UNI/TS 11300-4
  • L’utente può modificare la priorità tra i generatori, dividendoli in due o più centrali termiche differenti e ordinarle secondo la priorità che il sottosistema ha nello schema impiantistico.

Esempio – Appartamento con termico a pellet e caldaia per riscaldamento

Priorità secondo UNI/TS 11300   Priorità definita dall’utente
  1) Termocamino a pellet
2) Caldaia
    1) Caldaia
2) Termocamino a pellet
     

 

Definizione 3. Generatori biomassa in sistemi bivalenti: secondo la UNI/TS 11300-4, i sistemi si definiscono bivalenti o polivalenti quando l’energia termica utile richiesta dall’edificio è fornita da almeno un generatore a biomassa e da uno o più generatori i cui consumi siano riconducibili a fonti non rinnovabili (combustibili fossili e energia elettrica).

Nel caso di sistemi bivalenti o polivalenti, la quota di energia utile fornita dai generatori a biomassa non può superare i valori riportati nei prospetti seguenti:

Sistemi per riscaldamento o combinati (riscaldamento + ACS) con fluido termovettore acqua

Tipo di generatore Quota fornita dalla biomassa %
Impianto con accumulo Impianto senza accumulo
Generatore di calore a biomassa a caricamento manuale e controllo manuale dell’aria comburente 55 40
Generatore di calore a biomassa a caricamento manuale e controllo automatico dell’aria comburente 75 65
Generatore di calore a biomassa a caricamento automatico e controllo automatico dell’aria comburente 90 90

 

Sistemi per sola produzione di ACS con fluido acqua

Tipo di generatore Quota fornita dalla biomassa %
Impianto con accumulo Impianto senza accumulo
Generatore di calore a biomassa installato in ambiente
Generatore di calore a biomassa installato in centrale termica a caricamento manuale 50
Generatore di calore a biomassa installato in centrale termica a caricamento automatico 90
Generatore di calore a biomassa installato in centrale termica a caricamento automatico con ventilatore a condensazione 90 0

 

Sistemi per il riscaldamento con fluido termovettore aria

Tipo di generatore Quota fornita dalla biomassa %
Generatore di calore a biomassa a caricamento manuale e controllo manuale dell’aria comburente 30
Generatore di calore a biomassa a caricamento automatico e controllo automatico dell’aria comburente 50

 

Esempio – Appartamento con termico a pellet e caldaia per riscaldamento e ACS

Definizione 4. Unità di trattamento aria e distribuzione aeraulica: nel bilancio termico dell’edificio il fabbisogno termico dovuto agli impianti aeraulici è calcolato tenendo conto della differenza tra la temperatura interna di set-point e la temperatura dell’aria di immissione dell’aria in ambiente.

Pertanto, ai fini della determinazione dei fabbisogni di energia primaria per la climatizzazione, al fabbisogno di energia termica utile effettivo va aggiunto il fabbisogno di energia termica necessario per portare l’aria dalla temperatura di prelievo alla temperatura di immissione dell’aria in ambiente.

Tale carico è dovuto principalmente alle perdite termiche per trasmissione attraverso le pareti delle condotte ed è funzione della portata d’aria effettiva e della temperatura di immissione dell’aria in ambiente di progetto. Al fine di garantire il mantenimento di tale temperatura, le batterie dell’UTA dovranno fornire, in uscita, aria a temperatura sufficiente da compensare le dispersioni nei vari tratti dell’impianto aeraulico.

Ai fini del calcolo delle temperature in uscita e in entrata alla batteria è necessario tener conto di recuperi e perdite dei circuiti di distribuzione dal punto di immissione dell’aria in ambiente all’uscita della batteria e dal punto di prelievo dell’aria esterna all’entrata della batteria.

Risulta necessario, pertanto, procedere ad una schematizzazione della rete in modo da tenere in considerazione perdite e fabbisogni elettrici o termici dei vari tratti in cui è suddivisibile la rete. In particolare, la schematizzazione deve avvenire suddividendo la rete in più tratti dalle caratteristiche omogenee, effettuando il calcolo di perdite e fabbisogni in maniera separata ogni qual volta vi sia:

  • un nodo ovvero una ramificazione della rete: in questo caso cambia la portata nominale e potrebbe cambiare la temperatura nel caso di due condotte con aria a temperatura differente si uniscano in un’unica condotta (ad esempio nel caso di ricircolo aria ambiente)
  • una batteria: in questo caso cambia la temperatura per effetto della batteria
  • il passaggio in locali o ambienti a temperature diverse: il calcolo delle perdite è differente per la diversa differenze di temperatura
  • il cambio delle caratteristiche della condotta (ad esempio da condotta isolata a condotta non isolata): cambiando le perdite
  • un ventilatore: solo per valutazioni A3 se si considera l’incremento di temperatura dei recuperi degli ausiliari.

Il sistema aeraulico può essere suddiviso, inoltre, su due livelli di calcolo:

  • Circuito primario: che comprende l’UTA e alimenta le diverse reti di utenza
  • Circuito secondario: che rappresenta il circuito delle n-zone termiche. Se le condotte sono tutte interne all’ambiente possono essere trascurate, in quanto il calcolo delle perdite si effettua solo nei tratti correnti in locali non riscaldati o all’esterno

Esempio – Ufficio 2 piani con impianto aeraulico a doppio flusso con recuperatore

La batteria di preriscaldamento dell’UTA è collegata ad una pompa di calore e un generatore a combustione: il fabbisogno di energia termica della batteria di preriscaldamento è assegnato in priorità alla pompa di calore; l’eventuale fabbisogno residuo è soddisfatto dalla caldaia.

Condotte estrazione   Condotte immissione
CE.1: condotta dall’uscita del piano terra alla giunzione (con la condotta del primo piano);

CE.2: condotta dall’uscita del primo piano alla giunzione (con la condotta del piano terra);

CE.3: condotta dalla giunzione al recuperatore di calore

  CI.1: condotta dall’entrata del piano terra alla giunzione (con la condotta del primo piano);

CI.2: condotta dall’entrata del primo piano alla giunzione (con la condotta del piano terra);

CI.3: condotta dalla giunzione all’UTA

 

Nota: Le condotte presenti nelle diverse zone termiche sono state trascurate in quanto non necessarie per il calcolo data la configurazione e il tipo di impianto (assenza di ventilatori di zona e/o condotte per singola zona correnti in ambienti non climatizzati e/o all’esterno.
Inoltre, sono state trascurate le condotte che collegano l’UTA all’ambiente esterno, da cui viene prelevata l’aria di rinnovo.

Definizione 5. Ausiliari elettrici: l’energia ausiliaria è utilizzata per l’azionamento di pompe, valvole, ventilatori e sistemi di regolazione e controllo. Una quota di tale energia può essere recuperata come energia termica utile, apportando una corrispondete riduzione al fabbisogno di energia termica (ad esempio, l’energia meccanica fornita all’asse di un circolatore si trasforma in energia termica nel fluido termovettore, riducendo il fabbisogno della distribuzione).

Il fabbisogno di energia elettrica di un impianto di riscaldamento po’ derivare dai seguenti sottosistemi:

  • Sottosistema di emissione: funzione della potenza elettrica complessiva dei terminali di emissione (es. ventilconvettori).

In assenza di dati di progetto o forniti dal fabbricante, è possibile utilizzare per il calcolo le potenze elettriche riportate nel Prospetto 36 della UNI/TS 11300-1.

Inoltre, tali consumi elettrici si considerano recuperati come energia termica utili, ovvero l’energia dissipata sotto forma di calore dagli ausiliari elettrici di emissione è recuperata nel bilancio termico dell’edificio.

  • Sottosistema di distribuzione: funzione della potenza elettrica dei ventilatori o pompe di distribuzione (a seconda del fluido termovettore).

L’energia elettrica dissipata dagli ausiliari con fluido termovettore acqua è recuperata per l’85% sotto forma di calore. Tali recuperi si considerano solamente se il calcolo delle perdite di energia termica del sottosistema di distribuzione è effettuato con il metodo analitico (Appendice A UNI/TS 11300). Nel caso si utilizzino i valori di rendimento precalcolati, le perdite recuperate sono pari a zero.

L’energia elettrica dissipata dagli ausiliari con fluido termovettore aria è recuperata, invece, come aumento della temperatura dell’aria all’interno della rete aeraulica.

  • Sottosistema di generazione: comprende la potenza elettrica di tutti gli ausiliari montati a bordo del generatore (escluse eventuali pompe installate sul circuito primario di generazione esterne al generatore stesso).Ai fini del calcolo del calcolo dell’energia termica recuperabile si considera recuperata la quota di energia termica trasmessa all’acqua dell’impianto pari a 0,75 del totale, mentre la quota ceduta in ambiente dagli ausiliari si assume pari al 0,25 del totale.

Inoltre, su ciascun generatore, è possibile indicare la potenza di eventuali pompe dei circuiti di collegamento tra il generatore di calore e l’accumulo.

La complessità della materia e la poca chiarezza delle normative, impongono, quindi, uno standard elevato in termini di competenza tecnica. Risulta fondamentale, pertanto, formarsi in tempi molto rapidi o avvalersi di strumenti di lavoro in grado di fornire tutte le informazioni indispensabili a produrre una documentazione professionale e completa.

In tal senso Blumatica mette a disposizione il software “Blumatica Energy“ che, in un’unica soluzione, consente di gestire tutte le problematiche connesse all’efficienza energetica degli edifici: APE, AQE, relazione tecnica e di calcolo (Legge 10), annunci commerciali, trasmittanze termiche e verifiche termoigrometriche, fattibilità interventi migliorativi, esportazioni regionali.

Fiore all’occhiello del software è la tecnologia (già collaudata con altri software, ad esempio Blumatica Energy) che sta rivoluzionando il mondo dell’informatica creando un connubio perfetto tra software e formazione. Si chiama SAAT (Software As A Teacher), una rivoluzionaria alchimia che consente di apprendere qualsiasi tematica tecnica e normativa man mano che si utilizza il software, senza bisogno di utilizzare manuali o altri supporti. Tutorial audio/video, help contestuali ed interfacce studiate ad hoc aprono nuovi orizzonti alla vecchia concezione del software inteso come mero strumento operativo.

Per maggiori informazioni clicca qui

Articolo Come modellare correttamente gli impianti termici? di Ediltecnico.

Source: Ediltecnico.it

Come fare l’Attestato di Prestazione Energetica APE: sopralluogo e rilievi

Oggi, con l’aiuto del libro “APE, Manuale operativo per l’Attestato di Prestazione energetica”, vediamo quali sono le procedure per il pre-sopralluogo e il sopralluogo con relative istruzioni per il rilievo geometrico, il rilievo materico di serramenti, murature, solai e pavimenti. Vediamo anche quali sono le procedure per la valutazione dei ponti termici e i dati necessari per gli impianti termici e le fonti rinnovabili.

APE, la fase di pre-sopralluogo

La fase di pre-sopralluogo è utile al certificatore per acquisire tutte le informazioni necessarie per l’Attestato di prestazione energetica, affinché sia eseguito un sopralluogo (obbligato­rio) dettagliato ed esauriente. I dati da raccogliere sono molteplici e ci permetteranno di operare in maniera più veloce nella fase di sopralluogo. È innanzitutto necessario richiedere al committente visura catasta­le, planimetria catastale e libretto degli impianti dell’immobile per il quale è necessario redigere l’APE. La visura catastale permetterà di individuare in maniera univoca i dati catastali dell’immobile (foglio, particella, subalterno).

La planimetria catastale è utile durante il sopralluogo, in quanto per­mette di avere una base su cui poter rilevare le dimensioni dell’edificio/unità immobiliare. Il certificatore è tenuto a eseguire il sopralluogo e il rilievo dello stato dei luoghi, non potendo successivamente attribuire eventuali errori dimensio­nali all’inesattezza della planimetria catastale.

Il libretto degli impianti ci permette di valutare se sono stati eseguiti cor­rettamente tutti i controlli di efficienza energetica previsti dal d.P.R. 74/2013. La visura catastale può anche essere richiesta direttamente dal pro­fessionista all’Agenzia delle entrate. La planimetria catastale può essere richiesta dal professionista all’Agen­zia delle entrate, previa compilazione da parte del committente del modulo delega, che il professionista deve conservare e mostrare in caso di controlli.

Scarica la delega per l’accesso alle planimetrie dell’Agenzia delle Entrate

Sarebbe utile acquisire in questa fase tutta la documentazione in pos­sesso del committente che può aiutare il certificatore nell’individuazione dei materiali, degli spessori dei componenti e della tipologia degli stessi, così da effettuarne una verifica di rispondenza durante il sopralluogo.

Altra informazione utile da richiedere al committente è riferita alle ristrutturazioni eseguite sulle parti comuni o sull’unità immobiliare, che potrebbero aver interessato l’involucro dell’edificio o l’impianto di riscal­damento, negli anni precedenti. In questo modo sarà quindi possibile in­dividuare l’anno di installazione di tutti i servizi presenti nell’edificio da certificare.

Individuato catastalmente l’immobile e recuperate alcune informazio­ni utili fornite dal committente, è necessario individuare la destinazione d’uso dell’edificio/unità immobiliare, in quanto i servizi da stimare riferiti ai consumi energetici dipendono dalla categoria dell’immobile. Infatti, come detto in precedenza, non tutti i consumi previsti all’interno dell’at­testato di prestazione energetica devono essere sempre stimati. Riman­diamo alla tabella con i consumi da stimare SEMPRE, SOLO SE PRE­SENTI e MAI, riportata al cap. 4 di “APE. Manuale operativo per l’Attestato di Prestazione energetica”.

APE ATTESTATO DI PRESTAZIONE ENERGETICA

APE ATTESTATO DI PRESTAZIONE ENERGETICA

Sebastiano Ciciriello, 2017, Maggioli Editore

Il presente  manuale  fornisce  tutte  le  informazioni  utili  al  certificatore  energetico al fine di redigere un completo e corretto Attestato di Prestazione Energetica (APE)   ed è aggiornato ai d.m. 26 giugno 2015  e alle…


APE: il sopralluogo

La fase di sopralluogo è il momento in cui il certificatore deve racco­gliere tutte le informazioni e i dati di input che successivamente, attra­verso l’utilizzo di un software certificato, gli permetteranno di redigere l’attestato di prestazione energetica.

Rilievo geometrico e situazione al contorno

Si procede innanzitutto rilevando i confini dell’unità immobiliare o edificio, distinguendo:

  1. vani a confine con locali climatizzati;
  2. vani a confine con locali non climatizzati;
  3. vani a confine con ambiente esterno.

Successivamente si procede al rilievo geometrico dell’immobile (aiu­tandoci in questo caso con la planimetria catastale). L’output del rilievo geometrico deve fornirci informazioni, quali:

  1. dimensione e altezza dei vani;
  2. dimensione e posizione dei serramenti;
  3. spessore degli elementi opachi verticali e orizzontali;
  4. presenza di aggetti (balconi superiori) che ombreggiano murature e serramenti.

Rilievo di serramenti, murature, solai, pavimenti

Nel rilievo dei serramenti, è anche necessario individuare:

  1. tipologia del telaio del serramento (materiale, presenza del taglio ter­mico);
  2. tipologia del vetro del serramento (singolo o doppio, presenza di vetro­camera con gas inerte, ecc.);
  3. presenza e tipologia del sopraluce (materiale, spessore, presenza di coibente termico);
  4. presenza e tipologia del cassonetto (materiale, presenza di coibente);
  5. tipologia di parapetto (materiale, spessore, presenza di coibente).

È necessario, inoltre, individuare la tipologia e stratigrafia della porta d’ingresso, in particolare è utile sapere se è presente un coibente termico. Se è possibile ottenere marca e modello della porta, dei serramenti e delle vetrazioni, possiamo richiedere direttamente al produttore le caratteristi­che tecniche.

Nel rilievo delle chiusure opache verticali e orizzontali è necessa­rio individuare le stratigrafia e più in generale conoscere la trasmittanza termica del componente. L’acquisizione di questi dati, può avvenire attra­verso l’utilizzo di strumentazioni o ricavate per analogia costruttiva con altri edifici o sistemi impiantistici coevi, integrate da banche dati o abachi nazionali, regionali o locali

Rilevata la geometria e caratteristiche dei serramenti, si procede con l’analisi e individuazione dei ponti termici, spesso non risolti, all’interno dell’edificio oggetto di analisi. Effettuando un sopralluogo esclusivamente visivo, spesso potremmo non ottenere tutte le informazioni necessarie per la redazione dell’attestato di certificazione energetica; possiamo quindi, in questo caso, far ricorso a strumentazioni che ci permetteranno di ottenere ulteriori informazioni.

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Strumentazioni per il rilievo e la raccolta dati

A supporto del certificatore energetico vi sono strumentazioni che permettono di ricavare dati difficilmente ottenibili con un sopralluogo esclusivamente visivo. Principalmente vengono utilizzati strumenti che ci permettono di conoscere le trasmittanze delle chiusure opache (quando non è nota la stratigrafia della muratura) e strumenti che ci permettono di rilevare i ponti termici:

  1. Calcolo della trasmittanza delle chiusure opache

Il calcolo della trasmittanza delle superfici opache può essere effettuato con due me­todi:

a) Analitico: parte dal presupposto che il certificatore possiede una corretta conoscenza delle stratigrafie murarie, associando a ogni prodotto da costruzione la conducibilità termica, con la formula matematica

U = trasmittanza;
hi = adduttanza interna;
he = adduttanza esterna;
si = spessore dell’i-esimo materiale/prodotto da costruzione;
λi = conducibilità termica dell’i-esimo materiale/prodotto da costru­zione.

b) Sperimentale: il calcolo della trasmittanza termica si effettua in situ con l’ausilio di un termoflussimetro, strumento che attraverso l’analisi del calore che attraversa la muratura e le temperatura in­terna ed esterna dell’ambiente, permette di ottenere il valore U della trasmittanza termica riferito all’intero pacchetto di chiusura opaca. Questa analisi non è istantanea e ha bisogno che siano soddisfatte alcune condizioni al contorno, ad esempio una differenza di tempe­ratura tra interno ed esterno costante ed elevata. Per questo motivo può essere realizzato quasi esclusivamente nel periodo invernale.

Rilievo dei ponti termici

Il rilievo dei ponti termici si effettua con l’ausilio di una termocamera. La termocamera è un dispositivo sensibile alla radiazione infrarossa, che permette di rilevare la radiazione che un corpo emette. Sfruttando il principio per cui a temperature diverse un materiale emette radiazioni diverse, e associando al materiale stesso le caratteristiche di emissività, e la temperatura ambiente (o riflessa) è possibile risalire alla sua tem­peratura.

La differenza di radiazione emessa tra due corpi adiacenti e la loro temperatura, potrebbero essere sinonimo di presenza di ponte termico. È importante sottolineare che una differenza di temperatura rilevata dalla termocamera non indica in maniera univoca la presenza di pon­ti termici, in quanto è necessario analizzare le condizioni al contorno e far eseguire l’analisi da un tecnico certificato (ai sensi della UNI EN ISO 9712).

Tra i dati necessari al fine di stimare correttamente la prestazione energetica dell’edificio/immobile oggetto di certificazione vi sono i ponti termici. Il ponte termico è la discontinuità di isolamento termico che si può verificare in corrispondenza agli innesti di elementi strutturali (solai e pareti verticali o pareti verticali tra loro) (def. d.lgs. 192/2005, allegato A).

Il ponte termico corretto si ottiene quando la trasmittanza termica della parete fittizia (il tratto di parete esterna in corrispondenza del ponte termico) non supera per più del 15% la trasmittanza termica della parete corrente (def. d.lgs. 192/2005, allegato A). Il ponte termico corretto non ha una reale corrispondenza in senso fisico, ma è stata introdotta dal decreto legislativo al fine di eseguire le verifiche dei decreti nazionali e regionali sulle strutture di un progetto.In particolare, questi possono essere stimati in due differenti modi:

  • con l’ausilio di un atlante certificato;
  • attraverso l’analisi dei ponti termici agli elementi finiti.

Valutazione dei ponti termici con abaco

L’atlante di ponti termici è una schematizzazione di tipologie e combi­nazioni di ponti termici più frequenti.Lo scopo degli atlanti di ponti termici è quello di determinare il valore di trasmittanza termica lineare in funzione di altri parametri caratteristi­ci (lunghezza, spessori, conduttività, ecc.). I valori sono predefiniti e più o meno adattabili alle dimensioni e ai materiali reali. L’utilizzo di un atlante presenta vantaggi e svantaggi; in particolare ci permetterà di calcolare i ponti termici in maniera manuale e senza il necessario ausilio di un software, ma d’altra parte esso rappresenta solo determinate tipologie e combinazione di ponti termici (archetipi) e può essere utilizzato solo in determinati range di valori (campo di validità).

Valutazione del ponte termico agli elementi finiti

Per effettuare un’analisi di ponti termici agli elementi finiti, è necessa­rio utilizzare dei solutori. Il software che ci permette di eseguire questo tipo di analisi ci consente di disegnare qualsiasi ponte termico e di calco­larne tutti i parametri quali:

  • trasmittanza termica lineica;
  • coefficiente di accoppiamento termico;
  • flusso termico.

Si tratta sicuramente di una procedura più dispendiosa, ma che ci as­sicura dati più accurati da utilizzare per la redazione della certificazione energetica.

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Impianti termici: i dati necessari

Al fine di redigere l’attestato di prestazione energetica, è necessario raccogliere tutte le informazioni relative agli impianti termici. In parti­colare:

  • tipologia di generatore (caldaia, pompa di calore, generatore elettrico, teleriscaldamento ecc.);
  • tipologia e potenza della rete di distribuzione (radiatori, ventilconvet­tori, riscaldamento a pavimento ecc.);
  • tipologia di impianto (impianto autonomo, condominiale);
  • anno di installazione.

In particolare è importante conoscere marca e modello del gene­ratore per ricercarlo o all’interno degli archivi del programma di certi­ficazione che utilizziamo o per richiedere direttamente al produttore le caratteristiche tecniche.

In base al generatore scelto, la norma prevede metodi di calcolo diffe­renti per il rendimento di generazione. È possibile utilizzare:

  • per la caldaia: UNI TS 11300-2 – precalcolato: quando le condizioni al contorno corrispondono a quelle dei prospetti (della norma). Questo metodo non può essere utilizzato per impianti in cui riscaldamento e produ­zione di acqua calda sanitaria avvengono con lo stesso generatore o quando si tratta di un impianto autonomo di ACS; UNI TS 11300-2 – metodo direttiva 92/42/CEE: si basa sui rendi­menti dei generatori determinati secondo le relative norme di pro­dotto (appendice B – metodo B1); UNI TS 11300-2 – metodo analitico: è possibie utilizzarlo per tutte le tipologie di caldaie (appendice B – metodo B2);
  • per la caldaia a biomassa: UNI TS 11300-2/4 – precalcolato: quando le condizioni al contor­no corrispondono a quelle dei prospetti. Questo metodo non può essere utilizzato per impianti in cui riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria avvengono con lo stesso generatore o quando si tratta di un impianto autonomo di ACS; UNI TS 11300-2 – metodo analitico: è possibile utilizzarlo per tutte le tipologie di caldaie (appendice B – metodo B2);
  • per la pompa di calore: UNI TS 11300-4;
  • per la pompa di calore invertibile: UNI TS 11300-3 per la parte del raffrescamento; UNI TS 11300-4 per la parte del riscaldamento;
  • per la macchina frigorifera: UNI TS 11300-3;
  • per il cogeneratore: UNI TS 11300-4: può essere utilizzato quando una o più unità coge­nerative funzionano in condizioni nominali, con assenza di modu­ lazione del carico in modalità “termico segue”. L’impianto non deve presentare by-pass fumi e dissipazione; UNI TS 11300-4: giorno-tipo mensile – può essere utilizzato quando sono disponibili le prestazioni delle unità cogenerative in funzione del fattore di carico, in modalità “termico segue”;
  • per il teleriscaldamento: UNI TS 11300-4: l’analisi riguarda il tratto dal punto di consegna dell’energia all’ingresso della sottostazione al punto di uscita della sottostazione;
  • per il generatore elettrico (per riscaldamento): UNI TS 11300-2: si può utilizzare per tutti i generatori a combusti­bile elettrico;
  • per il generatore autonomo per ACS: UNI TS 11300-2 si può utilizzare per gli scaldacqua autonomi.

Ti interessa?.. Detrazioni Ristrutturazione, una nuova FAQ sugli impianti termici

Fonti rinnovabili: i dati necessari

La riduzione dei consumi legati alla presenza di un impianto fotovol­taico, può essere conteggiata solo nei casi previsti dal d.m. 26/6/2015 re­quisiti minimi che, all’allegato 1, punto 1.1, afferma:

<<(…) la prestazione energetica degli edifici è determinata sulla base del­la quantità di energia necessaria annualmente per soddisfare le esigenze legate a un uso standard dell’edificio e corrisponde al fabbisogno energe­tico annuale globale in energia primaria per il riscaldamento, il raffresca­mento, per la ventilazione, per la produzione di acqua calda sanitaria e, nel settore non residenziale, per l’illuminazione, gli impianti ascensori e scale mobili.

In particolare:
a) (…); b) il fabbisogno energetico annuale globale si calcola come ener­gia primaria per singolo servizio energetico, con intervalli di calcolo mensile. Con le stesse modalità si determina l’energia da fonte rinnovabi­le prodotta all’interno del confine del sistema. (…);
c) si opera la compensazione tra i fabbisogni energetici e l’energia da fonte rinnovabile prodotta e utilizzata all’interno del confine del sistema con le condizioni di cui alla lettera d);

d) è consentito tenere conto dell’energia da fonte rinnovabile o da cogenerazione prodotta nell’ambito del confine del sistema (in situ) alle seguenti condizioni:
1. solo per contribuire ai fabbisogni del medesimo vettore energetico (elettricità con elettricità, energia termica con energia termica, ecc.);
2. fino a copertura totale del corrispondente fabbisogno o vettore ener­getico utilizzato per i servizi considerati nella prestazione energetica. L’ec­cedenza di energia rispetto al fabbisogno mensile, prodotta in situ e che viene esportata, non concorre alla prestazione energetica dell’e­dificio (…);
3. nel calcolo del fabbisogno energetico annuale globale di cui alla lettera b), fatto salvo quanto previsto al punto 2), l’eventuale energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile in eccedenza ed esportata in alcuni mesi, non può essere computata a copertura del fabbisogno nei mesi nei quali la produzione sia invece insufficiente;
4. l’energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile non può essere conteggiata ai fini del soddisfacimento di consumi elettrici per la produzione di calore con effetto Joule.>>

Impianto fotovoltaico: dati necessari

I dati necessari per l’input di un impianto fotovoltaico sono:

  • anno di installazione;
  • specifica dell’impianto (potenza di picco del singolo pannello);
  • numero totale dei pannelli;
  • angolazione ed esposizione dei pannelli;
  • quota di ripartizione dell’impianto (se di tipo condominiale).

Impianto solare termico: dati necessari

I dati necessari al fine di modellare correttamente nel nostro software di certificazione energetica un impianto solare termico sono:

  • anno di installazione;
  • area di captazione;
  • tipologia di servizio (se per la produzione di acqua calda sanitaria, riscaldamento o entrambi);
  • tipologia di sistema (se diretto all’impianto di riscaldamento, se colle­gato ad un accumulatore, ecc.);
  • inclinazione ed esposizione dei pannelli;
  • tipologia dei collettori (es. sottovuoto piano, sottovuoto con assorbito­re circolare, ecc.);
  • coefficienti di perdita (da scheda tecnica – determinati in accordo con UNI EN 12975-2);
  • rendimento ottico (da scheda tecnica – determinati in accordo con UNI EN 12975-2);
  • fattore di ombreggiamento (pannelli non ombreggiati presentano un fattore di ombreggiamento pari a 1);
  • potenza dei circolatori (se la circolazione è forzata e non naturale).

Per l’accumulatore del sistema solare termico, avremo bisogno dei se­guenti dati:

  • ubicazione (esterno, interno riscaldato o interno non riscaldato);
  • superficie disperdente dell’accumulatore;
  • spessore dell’isolamento dell’accumulatore e conducibilità dello stes­so;
  • temperatura media dell’accumulatore.

Le informazioni contenute nell’articolo che hai appena letto sono tratte dal libro

APE ATTESTATO DI PRESTAZIONE ENERGETICA

APE ATTESTATO DI PRESTAZIONE ENERGETICA

Sebastiano Ciciriello, 2017, Maggioli Editore

Il presente  manuale  fornisce  tutte  le  informazioni  utili  al  certificatore  energetico al fine di redigere un completo e corretto Attestato di Prestazione Energetica (APE)   ed è aggiornato ai d.m. 26 giugno 2015  e alle…


Il libro contiene anche:
– il quadro normativo aggiornato alle ultime norme UNI di riferimento per l’APE;
– la classificazione degli edifici da stimare;
– le procedure e i metodi di calcolo;
– la validità dell’APE;
– i documenti da conservare;
– l’invio;
– le sanzioni;
– l’Attestato di Qualificazione Energetica (AQE);
– le FAQ del Ministero.

Articolo Come fare l’Attestato di Prestazione Energetica APE: sopralluogo e rilievi di Ediltecnico.

Source: Ediltecnico.it

Tempi duri per l’Ecobonus: da gennaio 2018 precipiterà al 36%?

Per l’ecobonus nelle case singole, cioè la detrazione del 65% delle spese per gli interventi di risparmio energetico, si preannunciano tempi difficili. Dal 2018, infatti se non verrà prorogata la detrazione al 65%, si tornerà al 36%. In più, se il Ministero dello Sviluppo economico vuole veramente legare la detrazione al risultato effettivo in termini di risparmio energetico le cose cambieranno. L’idea alla base della proposta di modifica dell’ecobonus è rendere più efficace possibile il sistema delle detrazioni fiscali al 65%, premiando il risparmio energetico realmente ottenuto.

Il problema è dell’Erario, che paga interventi a volte ridicoli. Molti interventi non sono attualmente vincolati al risparmio ottenuto, il metodo per calcolarlo rimane quello della situazione preesistente, a volte talmente catastrofica da far risultare eccellente in termini di risultati qualunque intervento. Nella Legge di Bilancio per il 2017 si era già ventilata l’ipotesi  di concedere le detrazioni più alte ai lavori che comprendevano recupero edilizio e antisismica. Con quella ipotesi, il solo recupero si sarebbe fermato al 50% o al 36.

Le detrazioni dell’ecobonus per le parti comuni del condominio valgono invece fino al 31 dicembre 2021 e le aliquote sono speciali, sia per antisismica sia per risparmio energetico. Anche per i condominio, il Ministero potrebbe introdurre la variazione della detrazione in base al risparmio energetico effettivo.

Ecco un primo consiglio, per le case singole: da adesso fino a dicembre, in base a quello che abbiamo scritto sopra, avrebbe più senso fare lavori di recupero edilizio e basta, perché forse non esisteranno più, quasi sicuramente non ci sarà la detrazione del 50%, ma inferiore.

Un secondo consiglio vale invece per le parti comuni in condominio: se avete iniziato i lavori, finiteli entro il 2017 per beneficiare della detrazione più alta possibile. Una modifica nella legge di Bilancio per il 2018 potrebbe infatti costringervi a una detrazione inferiore.

Nell’immagine: Hubert von Herkomer, Hard Times

Articolo Tempi duri per l’Ecobonus: da gennaio 2018 precipiterà al 36%? di Ediltecnico.

Source: Ediltecnico.it

Obbligo valvole termostatiche: temporeggiare è controproducente. Perchè?

Come sappiamo, negli ultimi giorni del 2016 è giunta la notizia che molti aspettavano: il Governo, con il decreto Milleproroghe, ha rinviato al 30 giugno 2017 il termine entro cui diventa obbligatorio installare sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore nei condomini con impianti centralizzati (il D.Lgs. 102 del 2014, recependo la direttiva 2012/27/UE, aveva inizialmente fissato la scadenza al 31 dicembre 2016, prevedendo, in caso di inadempimento, multe dai 500 fino ai 2.500 euro).

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La proroga era stata richiesta a gran voce e addirittura prevista da alcuni. Fin dai mesi precedenti alla prima scadenza, diversi enti ed associazioni di categoria avevano espresso dubbi e perplessità, soprattutto su alcuni punti: tempistiche tecniche, ritardi normativi, sovraccarico di maestranze e imprese con impossibilità a procedere nei lavori per tempo.

Sin dalla comunicazione della proroga, gli enti territoriali e le associazioni hanno espresso il loro punto di vista e, dalla Regione Lombardia, è arrivato anche il primo stop. In un comunicato ufficiale è infatti sottolineato come la proroga non potrà avere effetto nel suo territorio, in quanto “… può essere disposta solo con legge regionale…”.  Dal canto suo Assoedilizia ha fin da subito contestato fermamente tale interpretazione, sostenendo che “… è ben vero che la potestà legislativa in materia spetta alle Regioni, ma la Costituzione prevede che le Regioni debbano rispettare i principi fondamentali la cui determinazione spetta allo Stato…”.

Mentre le opinioni si fronteggiano, diventa fondamentale andare al di là delle singole opinioni e cercare di fare chiarezza, fissando alcuni punti importanti soprattutto per le imprese coinvolte e i cittadini interessati.

Antonello Guzzetti, Country Manager di Qundis in Italia, ci ricorda come il nuovo termine del 30 giugno 2017 cada nel pieno della stagione in cui è possibile installare le valvole termostatiche. L’effetto di spinta derivato dal D.Lgs. 102, che ancora indicava la scadenza del 31 Dicembre, si è sentito molto anche nel mese di gennaio, un periodo nel quale molti hanno cercato di completare l’adeguamento dei loro impianti.

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Da quando si è ricevuta notizia della proroga è stato registrato un effetto “fisarmonica”: si è passati da una grande domanda ad un rallentamento, determinato anche dal fatto che avviare – o proseguire – i lavori di adeguamento in questi mesi invernali avrebbe richiesto anche lo spegnimento degli impianti di riscaldamento.

Il pensiero generale da qui in avanti sarà probabilmente quello di avviare i lavori solo al momento dello spegnimento, in una data che oscilla tra la fine di Marzo e l’inizio di Aprile, a seconda del clima e delle aree geografiche.

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La contabilizzazione del calore negli edifici con riscaldamento centralizzato


La contabilizzazione del calore negli edifici con riscaldamento centralizzato

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Il Governo Italiano ha recepito la direttiva UE 2012/27 sull’ef- ficienza energetica con il decreto legislativo n° 102 del luglio 2014, che impone, negli edifici serviti da impianto di riscaldamento centralizzato,…

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Obbligo valvole termostatiche: cosa succederà tra aprile, maggio e giugno

Quello che si prevede nei tre mesi immediatamente successivi (aprile, maggio e giugno), prima della nuova scadenza, è un notevole aumento della richiesta di professionisti, oltre che di strumenti adeguati. Un intervallo di tempo che si profila come insufficiente per mettere a norma tutti gli impianti mancanti.

Diventa quindi fondamentale anticipare questa fase e muoversi per tempo per avere modo di valutare le singole situazioni, evitando di concentrare il pieno delle attività negli ultimi mesi disponibili e tenendo ben presenti alcune informazioni essenziali in termini di risparmio e detrazioni fiscali:

  • Con l’installazione di strumenti di contabilizzazione e di termoregolazione si modificano le ripartizioni delle spese e si può ottenere fino al 30% di risparmio energetico annuale, diventando effettivamente responsabili dei propri consumi.
  • Il disegno di legge di bilancio per il 2017 proroga fino al 31 dicembre 2017 la misura delle detrazioni al 65% per le spese relative ad interventi di riqualificazione energetica degli edifici.

Leggi anche il nostro speciale Detrazione 65% 2017: ecobonus riqualificazione energetica

Diventa quindi molto importante non farsi influenzare dalla nuova proroga per installare sistemi di termoregolazione e contabilizzazione al 30 giugno. Bisogna muoversi rapidamente e fin da subito per avere il tempo utile di fare tutte le valutazioni del caso e poter usufruire – finché sono disponibili – delle detrazioni fiscali oggi concesse dalla legge.

Ma soprattutto approfittare del tempo concesso in più per trovare progettisti e professionisti certificati per realizzare un lavoro ad hoc che possa garantire un risparmio effettivo sul lungo periodo.

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Source: Ediltecnico.it

Proroga Obbligo valvole termostatiche: vale solo se lo dice la Legge Regionale

Secondo Cna Installazione e Impianti, il rinvio al 30 giugno 2017 dell’obbligo di installazione delle valvole termostatiche “è una proroga sub-iudice in quanto i termini erano stati fissati ben 4 anni fa dalla Commissione Europea che potrebbe aver qualcosa da ridire in merito ed emanare una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese.

Ti può essere molto utile Obbligo Valvole termostatiche per legge: 11 cose da sapere

“E qualcosa da ridire, aveva sostenuto più di un addetto ai lavori” prosegue Cna “potevano averlo anche le Regioni, essendo l’energia una materia di loro competenza. Come volevasi dimostrare, puntuale come un orologio è arrivato infatti l’altolà della Regione Lombardia. I termini entro i quali installare i contabilizzatori di calore erano da tempo noti a tutti, cittadini ed amministratori di condominio”.

La Cna si chiede inoltre: “per quale ragione i nostri legislatori hanno approvato questa proroga ben sapendo di rischiare seriamente la procedura di infrazione da parte dell’UE ed una sonora smentita da parte delle Regioni?”.

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La prima reazione: la Lombardia

Come dice la Cna, la Lombardia ha reagito. Il rinvio del termine dell’obbligo di installazione delle valvole termostatiche al 30 giugno 2017 non ha effetto in Regione Lombardia, “dal momento che la scadenza del 31/12/2016 è prevista sia nell’art.9, comma 1, lettera c) della LR 24/2006 (relativo all’obbligo di installazione), sia nell’art. 9, comma 3, della LR 5/2013 (relativo alla decorrenza delle sanzioni).

Pertanto “l’eventuale proroga della scadenza per l’installazione dei dispositivi per la termoregolazione e la contabilizzazione del calore può essere disposta solo con legge regionale

La proroga era stata introdotta dal decreto Milleproroghe (DLgs 30 dicembre 2016, n. 244, art. 6, comma 10). Leggi Obbligo valvole termostatiche: proroga di 6 mesi, c’è tempo fino a giugno 2017

Secondo gli impiantisti della Cna “di difficile comprensione” è ache il rinvio dell’obbligo di aumentare dal 35% al 50% la copertura del fabbisogno energetico legato al riscaldamento, al raffrescamento e alla produzione di acqua calda sanitaria, che sarebbe scattato dal 31 dicembre 2016 e che ora è stato rinviato al 3 dicembre 2017.

Fonte della foto: lavoricreativifaidate.com

Guida alla ripartizione delle spese condominiali


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L’opera affronta la disciplina della ripartizione delle spese condominiali, con l’obiettivo di offrire ad operatori del settore e condomini una guida agile e chiara, capace di sciogliere i numerosi dubbi e le incertezze determinate dalla normativa recentemente riformata,…

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(il libro contiene un capitolo specifico dedicato a termoregolazione e contabilizzazione del calore)

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