Fascicolo del fabbricato eliminato dal Jobs Act Autonomi

Il Senato aveva approvato il Jobs Act Autonomi il 3 novembre 2016. Settimana scorsa, il testo è stato esamito dalla commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati, che ha fatto alcune modifiche: eliminato il riferimento al fascicolo del fabbricato; gli atti pubblici sono rimessi alle professioni ordinistiche; gestione dati personali degli iscritti agli Ordini; salute e sicurezza degli studi professionali.

No al Fascicolo del Fabbricato. Soppressa infatti la lettera b) del comma 1 dell’art. 5 che prevedeva il “riconoscimento del ruolo sussidiario delle professioni ordinistiche, demandando agli iscritti l’assolvimento di compiti e funzioni finalizzati alla deflazione del contenzioso giudiziario e a introdurre semplificazioni in materia di certificazione dell’adeguatezza dei fabbricati alle norme di sicurezza ed energetiche, anche attraverso l’istituzione del fascicolo del fabbricato”.

Atti pubblici rimessi alle professioni ordinistiche

Per semplificare l’attività delle amministrazioni pubbliche e di ridurne i tempi di produzione, l’articolo 5 stabilisce che il Governo debba adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi in materia di rimessione di atti pubblici alle professioni ordinistiche, nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) individuazione degli atti delle amministrazioni pubbliche che possono essere rimessi anche alle professioni ordinistiche in relazione al carattere di terzietà di queste;
b) riconoscimento del ruolo sussidiario delle professioni ordinistiche, demandando agli iscritti l’assolvimento di compiti e funzioni finalizzati alla deflazione del contenzioso giudiziario e ad introdurre semplificazioni in materia di certificazione dell’adeguatezza dei fabbricati alle norme di sicurezza ed energetiche, anche attraverso l’istituzione del fascicolo del fabbricato.

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Gestione dati personali degli iscritti agli Ordini

Aggiunte dopo la lettera a) del comma 1 dell’art. 5:
a-bis) individuazione di misure che garantiscano il rispetto della disciplina in materia di tutela dei dati personali nella gestione degli atti rimessi ai professionisti iscritti a Ordini o Collegi;
a-ter) individuazione delle circostanze che possano determinare condizioni di conflitto di interesse nell’esercizio delle funzioni rimesse ai professionisti ai sensi della lettera a).

Salute e sicurezza degli studi professionali

L’articolo 10 del disegno di legge approvato dal Senato contiene la delega al Governo sulla semplificazione della normativa sulla salute e sicurezza degli studi professionali. Il Governo dovrà infatti adottare, al massimo dopo un anno dalla data di entrata in vigore del Jobs Act Autonomi, uno o più decreti legislativi per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di sicurezza e tutela della salute dei lavoratori applicabili agli studi professionali, nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) previa identificazione delle condizioni in presenza delle quali i rischi per la salute e sicurezza negli studi professionali sono da equiparare a quelli nelle abitazioni, individuazione delle misure di prevenzione e protezione idonee in tale contesto a garantire la tutela della salute e sicurezza delle persone che ivi svolgono attività lavorativa, con o senza retribuzione e anche al fine di apprendere un’arte, un mestiere o una professione;
b) determinazione di misure tecniche ed amministrative di prevenzione compatibili con le caratteristiche gestionali ed organizzative degli studi professionali;
c) semplificazione degli adempimenti meramente formali in materia di salute e sicurezza negli studi professionali, anche per mezzo di forme di unificazione documentale;
d) riformulazione e razionalizzazione dell’apparato sanzionatorio, amministrativo e penale, per la violazione delle norme vigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro negli studi professionali, avuto riguardo ai poteri del soggetto contravventore e alla natura sostanziale o formale della violazione.

Approvato anche un emendamento che sostituisce la lettera a) all’articolo 10 con la seguente:
a) individuazione di specifiche misure di prevenzione e protezione idonee a garantire la tutela della salute e della sicurezza delle persone che svolgono attività lavorativa negli studi professionali, con o senza retribuzione e anche al fine di apprendere un’arte, un mestiere o una professione.

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Gli orfani dei Liberi professionisti pagheranno più tasse rispetto a quelli dei dipendenti

In seguito all’annullamento di un emendamento al Jobs Act Autonomi, chi ha perso un genitore che faceva il libero professionista pagherà più tasse rispetto a chi ha avuto lo stesso lutto ma il genitore era un dipendente. Si tratta in tutto di circa 230 euro all’anno.

Che fine ha fatto il Jobs Act Autonomi?

La vicenda

In favore dei figli di genitori deceduti, nella Legge di Bilancio 2017 è prevista l’esclusione – fino a un massimo di 1.000 euro – delle quote di pensione dal reddito imponibile ai fini Irpef, ma solo per i lavoratori dipendenti, pubblici, privati o per quelli iscritti alla Gestione separata dell’Inps. Non c’è nessun riferimento agli iscritti presso gli altri Enti di previdenza obbligatoria.

Si tratta di una disparità di trattamento. Nel tentativo di eliminarla è stato presentato un emendamento al Disegno di legge Jobs Act Autonomi. L’emendamento è stato dichiarato inammissibile dalla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati.

 

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Jobs Act Autonomi a rischio. Quali dovrebbero essere i tempi di approvazione?

Il presidente dell’associazione delle Casse dei professionisti Alberto Oliveti chiede al Presidente e a tutti i componenti della Commissione Lavoro della Camera di ristabilire parità di diritto tra i cittadini. Non possono esistere orfani di serie A e orfani di serie B.

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Jobs Act autonomi, compensi: speranze per i parametri di riferimento

Damiano, il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, ha aperto ai parametri di riferimento per la determinazione dei compensi. È successo durante l’Audizione della Rete delle Professioni tecniche sul disegno di legge sul lavoro autonomo presso la commissione Lavoro della Camera.

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Le richieste dei Tecnici

In occasione dell’incontro i rappresentanti della Rete hanno presentato una serie di proposte atte a migliorare il Jobs Act autonomi. Tra queste:
– il rilancio delle Società tra Professionisti o STP (come funzionano?)
– gli interventi in materia previdenziale,
– le modifiche normative in merito al reddito del lavoro autonomo.

“La Rete delle Professioni Tecniche – ha dichiarato Maurizio Savoncelli (Consigliere RPT e Presidente Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati) che ha guidato la delegazione dei professionisti tecnici – prendendo come punto di riferimento l’approccio che il Senato ha avuto in tema di lavoro autonomo, auspica un ulteriore miglioramento del provvedimento in un quadro di condivisione tra noi e la Commissione.

In particolare, siamo rimasti favorevolmente colpiti dalla disponibilità dimostrata dal Presidente Damiano a proposito dei parametri di riferimento per la determinazione dei compensi. Ci sembra sia stata recepita la necessità di una loro introduzione, abbinata all’adozione di precisi standard di qualità, al fine di fornire ai committenti un punto di riferimento per valutare la prestazione del professionista”.

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La delegazione della RPT era così composta tra gli altri da: Maurizio Savoncelli (Consigliere RPT e Presidente Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati), Massimo Crusi (Consigliere Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori), Marcello Polverari (Consigliere Consiglio Nazionale Periti Agrari e Periti Agrari Laureati), Massimiliano Pittau (Direttore Fondazione Consiglio Nazionale Ingegneri) e Marco Antonucci (Avvocato del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori).

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