Progettazione e infrastrutture: il Governo sta sbagliando tutto

La Rete Professioni Tecniche esprime la più profonda preoccupazione per quanto si legge a proposito delle intenzioni del Governo in materia di infrastrutture, opere pubbliche e progettazione. La RPT sin da subito ha espresso la propria netta contrarietà all’introduzione per mezzo della legge di bilancio della Centrale per la progettazione delle opere pubbliche, qualcosa che il Paese ha già sperimentato in passato, e che ha determinato effetti contrari a quelli auspicati.

Legge di Bilancio 2019: non convince neanche il Governo

Nelle ultime settimane ha avuto numerosi confronti con esponenti di Governo e maggioranza, ed è parso evidente che, al momento, il solo scopo alla base della misura di cui all’articolo 17 del disegno di legge di bilancio sia quello di convincere la Commissione Europea della nostra capacità di far ripartire gli investimenti in infrastrutture. Il contenuto della misura, in realtà, non convince neppure gli stessi legislatori.

Un apparato pubblico come quello immaginato, con un contingente tecnico così esiguo, è strutturalmente e funzionalmente inadeguato a gestire le esigenze di migliaia di stazioni appaltanti, ed è, inoltre, profondamente sbagliato pensare di centralizzare all’interno della pubblica amministrazione l’attività di progettazione poiché si attiverebbero processi distorsivi del mercato, lesivi della trasparenza e che comprometterebbero l’efficienza delle procedure e la qualità dei progetti.

Riforma del Codice Appalti: ritorno al passato

Ancora, la RPT è molto sorpresa da quanto ha rilevato in una prima bozza di decreto legge in materia di semplificazioni: contrariamente a quanto dichiarato in ogni sede, il Governo si appresta a modificare il d.lgs. 50 del 2016 rilanciando l’appalto integrato e di reintroducendo l’incentivo del 2% per le attività di progettazione svolte dai dipendenti pubblici. Queste misure ci proiettano immediatamente nel passato e ci pongono in un senso contrario a quanto avviene negli altri Paesi: pensare di elevare la qualità dei progetti pagando il 2% quello che nella media europea costa il 20% ed in Gran Bretagna oltre il 30% rispetto all’importo dei lavori appare velleitario e persino irresponsabile.

Il DL suddetto prevede, inoltre, un’altra norma che appare palesemente non congruente  con la necessità di garantire la qualità e la centralità della progettazione. Si modifica infatti l’articolo 23 del codice con l’introduzione del comma 3 bis in materia di progettazione semplificata degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, prevedendone l’affidamento in base ad un progetto definitivo peraltro ridotto nei contenuti svilendo la qualità del progetto stesso (lett. a).

Conclusione?

I professionisti tecnici sono consapevoli che occorre far ripartire gli investimenti, ed a questo scopo sono utili l’introduzione di una Centrale di programmazione e monitoraggio delle opere pubbliche e il perfezionamento del codice dei contratti pubblici rimuovendo ostacoli e colmando le lacune che ancora evidenzia. Per queste ragioni la Rete Professioni Tecniche intende offrire ancora il proprio supporto al Governo in termini di idee e proposte a patto che si esca da questa strada imboccata che ha tutta l’aria di essere un vicolo cieco nel quale si sta indirizzando l’intero mercato delle opere pubbliche.

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Source: Ediltecnico.it

La Manovra 2019 amplia il regime forfettario: ecco come

Primo via libera dalla Camera per la Manovra che amplia il regime forfettario. Dal 2019 per applicare la flat tax non ci saranno più i limiti di ricavi differenziati per settore di attività ma il tetto unico a 65.000 euro. Potrà accedere al regime anche chi è già in pensione e chi ha un lavoro dipendente, a patto che, però, non svolga attività con partita IVA per il suo ex datore di lavoro o per quello attuale.
Ora il testo passerà in Senato, dove probabilmente verrà riscritto interamente, poichè non contiene le misure chiave, anche se per il regime forfettatario non si prevedono novità (ndr).

Regime forfettario, tassa piatta e niente burocrazia

A partire dal prossimo anno, dunque, il regime forfettario non sarà più un regime destinato solo alle attività professionali “marginali”, ma potrà essere scelto da chi fattura fino a 65.000 euro all’anno. Non ci saranno limiti né per le spese per lavoro dipendente né per il valore dei beni strumentali, per cui anche chi ha un buon giro d’affari e dei collaboratori non sarà più soggetto all’Irpef per i redditi professionali ma potrà contare su:

  • flat tax al 15% sul reddito determinato applicando il coefficiente del 78% all’ammontare dei ricavi percepiti al netto degli oneri contributivi versati;
  • imposta ridotta al 5% per le nuove attività per i primi cinque anni;
  • niente ritenuta d’acconto sui compensi;
  • niente versamento di ritenute sulle retribuzioni erogate in quanto chi aderisce al regime non è sostituto d’imposta.

Risparmio anche sulla burocrazia: dal momento che il regime prevede la franchigia IVA e quindi l’imposta non va addebitata al cliente, non ci sono libri contabili da compilare ed in più c’è l’esclusione dalla fatturazione elettronica. Obbligatorio solo conservare documenti emessi e ricevuti e la certificazione dei compensi erogati.

La mini tassa per le nuove attività

Le norme che entreranno in vigore dal prossimo anno consentiranno anche di usufruire della tassazione super agevolata per chi avvia una nuova attività, con aliquota al 5% per i primi cinque anni. L’agevolazione è riservata a chi non ha esercitato, nei tre anni precedenti all’apertura della partita IVA, attività professionale o d’impresa, anche in forma associata o familiare, e non prosegua un’altra attività svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, escluso il periodo di praticantato obbligatorio.

Flat tax anche per chi ha un lavoro dipendente

L’opzione per il forfettario, poi, potrà essere esercitata dal prossimo anno anche da chi ha redditi da lavoro o da pensione, a prescindere dal loro importo. Con un emendamento approvato nel corso dell’esame alla Camera è stato chiarito che restano esclusi solo coloro che svolgono attività prevalentemente nei confronti di uno dei datori di lavoro dei due anni precedenti o, in ogni caso, nei confronti di committenti direttamente o indirettamente riconducibili a questi. Divieto confermato, invece, in caso di contemporanea partecipazione a società di persone, associazioni e srl.

Flat tax, dal 2020 fino a 100.000 euro

Con le stesse regole, infine, a partire dal 2020 la flat tax sarà estesa anche a chi guadagna fino a 100.000 euro. In questo caso, però, l’aliquota sarà al 20% per la fascia oltre i 65.000 euro, e resterà l’obbligo di fatturazione elettronica.

Il nuovo passaggio parlamentare

Il testo del provvedimento passa ora al Senato per la seconda lettura. Probabile anche un ulteriore passaggio alla Camera, ma per la flat tax non si annunciano altre novità.

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Source: Ediltecnico.it