Pubblicazione atti di gara: cosa cambia dal 1° gennaio 2024 per gli appalti pubblici

ANAC informa che, a partire dal 1° gennaio 2024, entreranno in vigore nuove regole per quanto riguarda la pubblicazione degli atti di gara. La novità rientra nella politica di digitalizzazione dei contratti pubblici.

Ad essere coinvolte sono le stazioni appaltanti che dovranno adottare una nuova procedura per la pubblicità legale di appalti e contratti pubblici. Come previsto dal nuovo Codice Appalti, si dirà addio alla Gazzetta Ufficiale e il nuovo obbligo sarà assolto attraverso la Piattaforma Anac per la pubblicità legale.

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Con tale semplificazione, le stazioni appaltanti non dovranno impiegare risorse per forme di pubblicità a pagamento pertanto le stesse non addebiteranno costi agli aggiudicatari per avvisi e bandi pubblicati a partire dal 1° gennaio 2024.

L’avvio delle nuove procedure è stato annunciato anche sul sito della Gazzetta Ufficiale dedicato alle inserzioni online, attraverso la seguente nota:

“Si ricorda che dal 1° gennaio 2024 acquisteranno efficacia le disposizioni del nuovo Codice dei contratti pubblici (D.lgs. n.36/2023) in tema di pubblicazione dei bandi e degli avvisi di gara. Pertanto, da quella data la pubblicità di tali atti sarà garantita dalla Banca dati nazionale dei contratti pubblici (BDNCP) nei termini e secondo le modalità riportate nella Delibera n. 263 del 20.06.23, adottata dall’ANAC in attuazione dell’art. 27 del nuovo Codice. Gli effetti giuridici degli atti oggetto di pubblicazione, a partire dal 1° gennaio 2024, decorreranno dalla data di pubblicazione nella citata Banca dati, come sancito al comma 2 dell’art. 27 (“Pubblicità legale degli atti”) e al comma 4, ultimo periodo, dell’art. 85 (“Pubblicazione a livello nazionale”) del D.lgs. n. 36/2023. Nel frattempo, fino al 31 dicembre 2023, gli avvisi e i bandi sono pubblicati, ai fini della decorrenza degli effetti di legge, nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, V Serie Speciale – Contratti Pubblici.”

Vediamo meglio come funziona il nuovo servizio.

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Come funziona il servizio

La piattaforma Anac, parte integrante della Banca Dati Anac, garantirà la pubblicità legale degli atti, trasmettendo i dati all’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea per bandi e avvisi di appalti di importo pari o superiore alle soglie europee.

La Banca dati Anac prenderà in carico quotidianamente le richieste di pubblicazione trasmesse attraverso le piattaforme digitali da parte delle stazioni appaltanti, trasmettendole all’Ufficio europeo.

Per gli affidamenti inferiori alla soglia di rilevanza europea, la Banca Dati Anac garantirà direttamente la pubblicità nazionale sulla sua piattaforma.

Dalla data di pubblicazione degli atti nella Banca Dati Anac, le stazioni appaltanti dovranno rendere accessibili i documenti di gara, garantendo l’accesso fino al completamento della procedura e all’esecuzione del contratto.

La responsabilità della correttezza e veridicità delle informazioni contenute negli atti trasmessi alla Banca Dati Anac sarà a carico delle stazioni appaltanti e degli enti concedenti.

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Nuovo servizio attivo dal 2 gennaio 2024

Sono previste tre sezioni (bandi e avvisi di indizione, esiti di gara, altri avvisi), il servizio mette inoltre a disposizione filtri per una ricerca agevolata. Il nuovo servizio pubblicità legale sarà accessibile al link dedicato a partire dal 2 gennaio 2024, senza la necessità di credenziali di accesso.

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Appalto pubblico digitale, si parte dal 1° gennaio 2024

Dal 1° gennaio 2024 cambia la gestione delle gare pubbliche, per le quali diventa obbligatorio l’utilizzo di piattaforme digitali “certificate”.

ANAC spiega che ciò significa che tutte le amministrazioni non dotate di una propria piattaforma di approvvigionamento digitale, dovranno utilizzare piattaforme “certificate” messe a disposizione da altri soggetti (stazioni appaltanti, centrali di committenza, soggetti aggregatori etc..), non solo per la fase di affidamento, ma anche per tutte le altre fasi del ciclo di vita dei contratti ed in particolare l’esecuzione.

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La trasformazione digitale degli appalti si traduce in una riduzione significativa dei tempi di gestione, inoltre, i vantaggi della digitalizzazione non si limitano alla velocizzazione dei processi, ma si estendono anche alla riduzione dei costi operativi.

Vediamo nel dettaglio quali sono le novità attive dal 1° gennaio 2024 nell’ambito della digitalizzazione degli appalti pubblici.

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Operatori economici: cosa cambia

Tra le novità del 2024 che interessano amministrazioni e operatori economici che partecipano alle gare c’è il Fascicolo virtuale dell’operatore economico predisposto da ANAC. Lo strumento diventa pienamente operativo per l’accesso alle informazioni riguardanti un operatore economico per la verifica del possesso dei requisiti per la partecipazione agli appalti pubblici e l’assenza di cause di esclusione (casellario giudiziale, certificati antimafia, regolarità fiscale e contributiva, eccetera).

ANAC spiega che dati e documenti contenuti nel fascicolo, che l’operatore economico può inserire attraverso apposite funzionalità, verranno aggiornati automaticamente dagli enti certificatori (Ministero della Giustizia, Ministero dell’Interno, Inps, Inail, Agenzia delle Entrate etc,) attraverso l’interoperabilità, potranno essere consultati dalle stazioni appaltanti e riutilizzati in tutte le procedure di affidamento a cui uno stesso operatore economico partecipa.

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Piattaforme digitali e appalti pubblici: cosa si può fare

Dal 1° gennaio 2024, tali piattaforme devono essere utilizzate anche per:

  • la redazione o acquisizione degli atti relativi alle procedure di programmazione, progettazione, pubblicazione, affidamento ed esecuzione dei contratti;
  • la trasmissione dei dati e documenti alla Banca Dati ANAC;
  • l’accesso alla documentazione di gara;
  • la presentazione del Documento di gara unico europeo;
  • la presentazione delle offerte;
  • l’apertura, gestione e conservazione del fascicolo di gara;
  • il controllo tecnico, contabile e amministrativo dei contratti in fase di esecuzione e la gestione delle garanzie.

Il presidente dell’Autorità, Giuseppe Busia, ha così commentato le novità in arrivo: “L’interoperabilità tra le piattaforme certificate e i servizi infrastrutturali centralizzati rappresenta il presupposto per la comunicazione elettronica, lo scambio e il riuso dei dati tra le Pubbliche Amministrazioni, la piena applicazione del principio del “once only”,secondo il quale dati e documenti devono essere forniti alla Pubblica Amministrazione una sola volta e riutilizzati quando necessario”.

Busia poi aggiunge: “L’automazione dello scambio dei dati fra i sistemi telematici e l’utilizzo di modelli di dati condivisi creano le condizioni per un aumento dell’affidabilità delle informazioni, un miglioramento dell’efficienza del processo, una riduzione degli errori e di conseguenza dei costi e del carico amministrativo per i cittadini, le imprese e le amministrazioni. L’obiettivo ultimo è assicurare massima trasparenza, speditezza e un elevato livello di semplificazione nell’assegnazione e gestione dei contratti pubblici, con l’intento di aumentare l’efficienza del sistema e garantire una maggiore efficacia dell’azione amministrativa; una Pubblica Amministrazione che acquista in modo più semplice, veloce e trasparente, snellendo le procedure, infatti, è in grado di offrire servizi migliori ai cittadini e alle imprese, con ricadute positive su tutto il sistema-Paese”.

>> Scarica le istruzioni ANAC <<

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Articolo Appalto pubblico digitale, si parte dal 1° gennaio 2024 di Ediltecnico.

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Dove si nascondono i ponti termici?

Per studiare e per tenere poi conto degli effetti di un ponte termico è necessario prima individuarlo. Questa considerazione potrebbe sembrare banale, ma non lo è.

Abbiamo spiegato Cosa non è un ponte termico, ma adesso cerchiamo di capire dove si nascondono i ponti termici e perché non è poi così banale la loro individuazione, in questo articolo estratto dal volume Ponti termici: valutazione e correzione, di Sergio Pesaresi (Maggioli Editore).

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Perché non è banale riconoscere un ponte termico?

Non è banale per il progettista di un nuovo edificio, del quale è l’artefice e di cui conosce perfettamente ogni singolo dettaglio, riconoscere e individuare dove si nasconde l’insidia di un ponte termico.

A maggior ragione non è banale per un progettista che si accinge a ristrutturare un edificio esistente, realizzato da altri, in altre epoche, con altre tecnologie e con altri materiali, e di cui non conosce la posizione e la dimensione dei pilastri, dei cordoli, degli architravi, dei camini e di tutti quei punti singolari e particolari presenti negli edifici costruiti, ampliati e modificati più volte nel corso della loro esistenza.

E allora possiamo darci un metodo, perché i ponti termici lineari sono generalmente presenti in alcune posizioni specifiche dell’edificio. Vediamo dove.

Leggi anche: Cappotto termico esterno: come è fatto e come avviene la posa

Dove si nascondono i ponti termici

I ponti termici possono essere classificati in geometrici e strutturali. Ecco dove si trovano.

Ponti termici geometrici dovuti a variazioni dell’asse geometrico:

  • nelle connessioni esterne tra elementi diversi dell’involucro:
    • nella connessione verticale fra due pareti d’angolo (spigoli esterni);
    • nella connessione orizzontale fra la parete esterna e il solaio di copertura (spigolo di gronda);
    • nelle connessioni orizzontali fra la parete esterna e i terrazzi e gli sbalzi;
  • in corrispondenza di una diminuzione e/o aumento dello spessore della parete:
    • nicchia sotto davanzale per alloggiamento termosifone;
    • nicchia nel muro per incasso di impianti.

Ponti termici strutturali dovuti ad una compenetrazione totale o parziale fra materiali a conduttività diversa:

  • in corrispondenza di pilastri, travi, cordoli, architravi inseriti nella parete esterna;
  • in corrispondenza di vuoti quali canne dei camini, sfiati…;
  • in corrispondenza di finestre e porte.

Quelli indicati sono sicuramente ponti termici da indagare. Poi ce ne sono altri che il progettista, una volta assimilati i concetti appena espressi, è in grado di riconoscere per analogia.

Vorresti saperne di più sui ponti termici? Leggi anche:
Ponti termici e Superbonus. La qualità dei materiali isolanti è garantita?
Edifici a energia zero: i ponti termici sono realmente un problema?
Ponti termici sbalzi: come isolare balconi e terrazzi su edifici esistenti
Come risolvere i ponti termici del tetto a falda e del tetto piano?

Per saperne di più, continua a leggere dal volume


Ponti termici: valutazione e correzione


Ponti termici: valutazione e correzione

I ponti termici, non risolti nella progettazione di un edificio nuovo o non attenuati e resi “inoffensivi” negli edifici esistenti, sono la plastica rappresentazione di un’edilizia inutilmente e colpevolmente energivora, di bassa qualità, destinata ad un rapido e costoso deterioramento.

Quest’opera si rivolge ai tecnici che desiderano comprendere il “funzionamento” dei ponti termici per poterli valutare e correggere adeguatamente.

Attraverso un linguaggio molto chiaro, il libro offre ai tecnici una guida pratica alla progettazione degli interventi correttivi dei ponti termici.

Perché non basta inserire dati in un computer per avere la soluzione ai problemi del costruire e abitare sostenibile.

Con questo manuale l’autore fornisce ai lettori uno stimolo costante ad approfondire gli aspetti del comportamento termo-igrometrico di ciascuna struttura, valutazioni indispensabili non solo per verificare le prestazioni energetiche dell’edificio e rispettare le prescrizioni di legge, ma anche per progettare edifici robusti e durevoli nel tempo e mantenere condizioni di comfort e salubrità all’interno degli ambienti.

L’opera quindi si rivolge a tutti i progettisti che vogliono approfondire l’argomento, perchè ha il pregio di presentare i concetti in modo lineare, accompagnando i ragionamenti
con diversi esempi chiarificatori.

Sergio Pesaresi
Ingegnere civile, progettista specializzato in costruzioni ecosostenibili e di bio-architettura. È consulente e docente dell’Agenzia CasaClima di Bolzano. Progettista di case passive certificato dal Passvhaus Institut di Darmstadt (D) e accreditato presso il PHI-Ita di Bolzano. Supervisor della Fondazione ClimAbita e SouthZeb designer. Tecnico base di ARCA e Tecnico ufficiale Biosafe Certificato EES Avanzato – Esperto in Edilizia Sostenibile italiana. Studioso delle tematiche del Paesaggio e della Mobilità Sostenibile. È docente in corsi di aggiornamento professionale e consulente di Fisica Edile.

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Sergio Pesaresi, 2022, Maggioli Editore
34.00 €
32.30 €

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Le patologie del cappotto termico


Le patologie del cappotto termico

Il cappotto termico si è imposto come il sistema più adatto a migliorare l’efficienza energetica degli edifici esistenti e a risolverne i ponti termici presenti, e il più utilizzato per garantire un basso fabbisogno energetico ed un alto comfort abitativo negli edifici di nuova costruzione.

Anche se i primi cappotti sono stati installati trent’anni, fa spesso con metodi “naif”, la stragrande maggioranza ha meno di dieci anni e questo significa che le prime patologie si stanno palesando proprio ora. Il sottotitolo “prevenzione e diagnosi” riassume il programma e il metodo con i quali questo libro intende procedere per affrontare il tema delle patologie del cappotto termico.

Rappresentano i due punti di vista di un medesimo tema, sguardi antitetici ma fra loro complementari. La prevenzione delle patologie edilizie è il compito del progettista, di colui che crea l’opera. Egli deve applicare tutte le conoscenze che ha appreso per ottenere qualità costruttiva e per evitare che l’opera progettata possa, in un lasso di tempo inferiore rispetto alla durata programmata e richiesta, ammalarsi e divenire obsoleta o, addirittura, pericolosa. Il suo è un intervento a monte, ante. La diagnosi delle patologie è compito del perito. Egli deve saper individuare le cause che le hanno determinate e, quando richiesto, saperle curare.

Spesso viene chiamato anche ad anticipare un probabile danno futuro interpretando i piccoli segnali visibili o utilizzando tecnologie adatte a monitorare un processo patologico nascosto in corso o sul punto di attivarsi. Il suo è un intervento a valle, post. Dal suo operato e dalla sua perizia tecnica deve risultare con chiarezza sia la causa dei danni che si sono manifestati sia le responsabilità di quanto, purtroppo, accaduto. L’obiettivo dichiarato di questo quaderno, che esce per la apprezzata collana dedicata alle patologie edilizie, è fornire le conoscenze dei meccanismi che sovrintendono al corretto comportamento del sistema cappotto in modo tale che possano essere utilizzate indifferentemente sia in sede di prevenzione che di diagnosi. A rafforzare il taglio pratico e operativo dell’opera contribuiscono i casi di studio che l’autore propone, descrivendo svariati casi di patologie che hanno interessato i cappotti termici.

Sergio Pesaresi
Ingegnere civile, progettista specializzato in costruzioni ecosostenibili e di bioarchitettura. È consulente e docente dell’Agenzia CasaClima di Bolzano. Progettista di case passive certificato dal Passvhaus Institut di Darmstadt (D) e accreditato presso il PHI-Ita di Bolzano. Supervisor della Fondazione ClimAbita e SouthZeb designer. Tecnico base di ARCA e Tecnico ufficiale Biosafe Certificato EES Avanzato – Esperto in Edilizia Sostenibile italiana. Studioso delle tematiche del Paesaggio e della Mobilità Sostenibile. È docente in corsi di aggiornamento professionale e consulente di Fisica Edile.

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Sergio Pesaresi, 2023, Maggioli Editore
36.00 €
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Fotovoltaico d’inverno: da ENEA le istruzioni per l’uso

I 12 efficaci consigli, per sfruttare al meglio anche d’inverno gli impianti fotovoltaici, sono contenuti nel poster ENEA, realizzato con il supporto di ISNOVA e Logical Soft, nell’ambito della campagna “Italia in Classe A” dedicata all’efficienza energetica e promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Quali sono gli accorgimenti da seguire per migliorare l’efficienza degli impianti installati sui tetti delle abitazioni? I consigli sono rivolti sia agli utenti che già dispongono di un impianto fotovoltaico, sia a chi intende installare un impianto per la prima volta.

ENEA riprende un po’ di dati e ricorda che sono oltre un milione gli impianti domestici, l’82,5% dei circa 1,23 milioni totali in funzione in Italia nel 2022 [dati GSE 2022].

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Facile e quasi scontata, ma la prima attenzione da avere è quella verso l’orientamento, l’inclinazione e le ombre. Poi, tra gli altri, nel poster ENEA fotovoltaico, ci sono consigli su: batterie, abitudini di consumo energetico, manutenzione impianti e soluzioni Plug&Play (detto anche fotovoltaico da balcone).

Gli autori del poster sono: Nicolandrea Calabrese per ENEA, Alberto Boriani per ISNOVA e Annachiara Castagna per Logical Soft, opinion leader della campagna “Italia in Classe A”.

Non perderti: Quali permessi servono per un impianto fotovoltaico su un edificio esistente?

Fotovoltaico: quali sono le ore migliori per la produzione di energia?

Le ore migliori per la produzione di energia da impianto fotovoltaico sono generalmente quelle nel momento in cui il sole è alto e la luce solare è più intensa. L’intensità del calore solare non incide sul buon funzionamento dei moduli fotovoltaici che garantiscono la produzione di energia anche durante la stagione fredda.

Da uno studio ENEA è emerso che in una giornata tipo di novembre, un impianto fotovoltaico domestico standard da 4,5 kW riesce ad assicurare la massima potenza elettrica di progetto tra le 11:00 e le 14:00, mentre dopo le 16:30 la produzione di energia si ferma. Interessanti considerazioni riguardano il sistema di accumulo che alle ore 12 risultava già completamente carico. Per tale motivo, ENEA consiglia, da quel momento in poi, di consumare tutta l’energia elettrica prodotta.

La riduzione delle ore di luce solare, durante l’inverno, rende necessaria l’attuazione di best practice. Nicolandrea Calabrese, responsabile del Laboratorio ENEA di Efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano, spiega che “In inverno è necessario ripensare il proprio modo di consumare energia. In estate paradossalmente è meno importante saper usare l’impianto, visto che produce per tante ore al giorno e senza, in generale, le problematiche legate a condizioni meteorologiche avverse”.

Inoltre aggiunge: “Il fotovoltaico può essere una valida soluzione per risparmiare in bolletta e salvaguardare l’ambiente anche in inverno, quando può fornire, in abbinamento alle pompe di calore elettriche, un contributo per riscaldare gli ambienti. Ma è fondamentale che a progettare l’impianto sia un professionista del settore”.

Leggi anche: ENEA studia pannelli fotovoltaici per strade pedonabili, ciclabili e autostrade

Come risparmiare in bolletta?

ENEA consiglia di consumare quando l’impianto produce, anche se c’è un accumulo. Storicamente siamo abituati a consumare in fascia F3, durante le prime ore del mattino e la sera, quando l’energia costa meno.

Con il fotovoltaico è importante cambiare queste abitudini e sincronizzare produzione e consumo di energia elettrica: conviene consumare di più quando l’impianto produce, ovvero nelle ore centrali della giornata. Mediamente infatti, se alle 14:45 l’accumulo è al 100%, alle 09:05 la percentuale di carica è il 4%.

Inoltre è fondamentale monitorare i consumi attraverso gli Smart Meter installati sul contatore e collegati al proprio smartphone. Comprendere quanta energia si sta consumando permette di identificare gli sprechi inconsapevoli e di evitarli.

>> Scarica il posterone fotovoltaico ENEA <<

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Articolo Fotovoltaico d’inverno: da ENEA le istruzioni per l’uso di Ediltecnico.

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Errori di progettazione: colpa dell’impresa, non del progettista

Lo ha affermato nei giorni scorsi la Cassazione con la sentenza 20214/2017: l’impresa appaltatrice è responsabile degli errori di progettazione. L’impresa deve segnalare gli errori e, se non lo fa, viene multata.

Sia che si accorga di errori presenti nel progetto, sia che non se accorga (nonostante le competenze!), l’imprenditore è responsabile degli errori commessi nella realizzazione dell’opera. Nei casi in cui se ne accorge, deve dirlo al committente. Il responsabile non è chi ha fatto il progetto, ma l’impresa che segue i lavori.

Nel caso analizzato dalla Cassazione, un privato aveva commissionato a un’impresa la realizzazione di un immobile, la cui progettazione era stata seguita da un professionista esterno. A fine lavori, l’impresa lamentava un ritardo nel pagamento e il privato la presenza di errori nella realizzazione. La conclusione della Corte territoriale era stata che avevano torto entrambi: committente e impresa. I vizi dipendevano, infatti, dalla direzione dei lavori dell’impresa ma anche dalla volontà e dalle richieste del privato committente.

La Cassazione ha invece sentenziato che l’impresa debba SEMPRE rispettare le regole dell’arte e che sia sempre responsabile di come viene realizzata l’opera, anche in caso di ingerenza del committente, poiché è di competenza dell’impresa vedere se ci sono errori e prendere le decisioni che portino a una realizzazione corretta del progetto.

È l’imprenditore, quindi, che deve pagare il risarcimento al committente in tutti i casi: se si è accorto dei vizi causati da errori di progettazione e non li ha denunciati al committente o se non se n’è accorto, pur avendo la capacità tecnica sufficiente per accorgersene.

Foto: www.corriere.it

Articolo Errori di progettazione: colpa dell’impresa, non del progettista di Ediltecnico.

Source: Ediltecnico.it

Le Tecnologie leggere in edilizia per l’ambiente

La tecnologia rappresenta da sempre la possibilità di determinare per la società – rispetto ai bisogni – , l’innovazione , la risposta ai problemi che il quotidiano e lo straordinario richiedono.

In questo filone ideologico la tecnica si muove promuovendo attraverso la ricerca scientifica nuove soluzioni, che spesso non prescindono dalla storia del costruito  e dalle sue implicazioni didattiche formative.

La scoperta delle caratteristiche fisiche-meccaniche dei materiali grazie agli studi condotti da Hooke ha contribuito nella storia del costruire a sviluppare una nuova consapevolezza progettuale capace di evolversi morfologicamente e di svincolarsi da forme precostituite.

Tecnologie leggere: studi 1 di 4

Pensare alla forma dell’arco e rivisitare il suo principio costitutivo, che partendo dalla catenaria – forma ottenuta dalla distribuzione di un sistema di vettori carichi paralleli nel piano, che determina la possibilità di trasferire i carichi sfruttando la caratteristica di resistenza di compressione del materiale- ; ha contribuito insieme allo sviluppo del principio di membrana – capacità degli elementi sottili orizzontali di resistere ai soli sforzi di  trazione rispetto alla distribuzione di carichi verticali –; di allargare gli orizzonti progettuali verso la creazione di strutture leggere, la cui funzione oggi come allora rispondeva al soddisfacimento di alcune esigenze della contemporaneità.

Se per leggerezza intendiamo un modo semplice di applicare le conquiste ottenute dalla tecnologia, allora si può pensare ad un ambiente costruito in cui a regola d’arte ove la sostenibilità viene garantita dalla semplicità delle soluzioni .

Tecnologie leggere: studi 2 di 4

La tensostruttura rappresenta  un percorso evolutivo della forma dell’arco in cui si incarna la sinergia tra leggerezza e resistenza e  la flessibilità e versatilità spaziale-funzionale , che si traduce nella possibilità nei confini del dibattito attuale sulla tutela ambientale , di proporre come strategia la minimizzazione dell’uso del suolo verde e al contempo di creare nuovi scenari tematici nel quadro delle strategie di politiche territoriali volte all’integrazione socio-urbanistica.

Tecnologie leggere: studi 3 di 4

Il tema della rigenerazione urbana , connessa alla resilienza territoriale offrono lo spunto per ricercare nuove strategie atte al recupero funzionale e socio-economico di contesti caratterizzati  da molteplici vincoli -sia di ordine paesaggistico che ambientale -, in cui l’approccio programmatico ha come esigenza di perseguire un modus operandi leggero e sopratutto di semplice realizzazione. Nel quadro dell’emergenza sismica territoriale , del rischio idrogeologico e quelli connessi alla vulcanologia , l’utilizzo delle tecnologie leggere favoriscono nell’immediato la possibilità di risolvere il problema dell’accoglienza e dell’emergenza abitativa , che nella tipologia delle strutture continue a reticolo offre la possibilità di  un modello strutturale capace di resistere a notevoli carichi con il minor uso di materiale e con conseguente contenimento dei costi , rimanendo inalterati gli standard di qualità e salubrità .

Tecnologie leggere: studi 4 di 4

La leggerezza diventa uno strumento indispensabile per il rispetto della sostenibilità ambientale, che nel contesto dell’Horizon 2020 tende sensibilizzare il mondo dell’impresa e delle tecnologie avanzate a determinare un nuovo modo di “costruire”  in cui abbisogna affrontare le nuova sfida planetaria della riduzione dell’emissione gas serra in atmosfera attraverso un percorso tecnico  indirizzato alla “revisione dell’edificato”  , che significa controllare e verificare per un periodo limitato lo stato dell’edificio.

Se per tecnologia leggera si tende a sfruttare i limiti dell’emergenza ambientale , il futuro può inaugurare  la nuova stagione del progresso-sostenibile  attraverso la ricerca.

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